“Mi manca ciò che cerco di evitare. Perdermi”.
Dionysian Fields è un rituale, il tentativo di creare un’esperienza estetica ed estatica. Consumo di energia, fissità, contrasto, allineamento, prossimità, ritmo, equilibrio, sono alcune delle parole chiave che hanno guidato il lavoro. Dionysian Fields è il frutto della stratificazione di accanite danze solitarie avvenute in spazi eterogenei come camere d’albergo, anfiteatri greci e salotti. Queste danze non trovano la forma stabile di una frase, ma hanno una collocazione spaziale molto precisa, geometrica, dentro la quale diventare mondo, mappa, cartina geografica. Si nutrono dell’incontro con l’altro, con lo straniero che chiede di tuffarsi ad occhi chiusi nel mare oppure di saltare attraverso il fuoco o ancora di credere al mito.