“senza fatti non si descrivono sentimenti”
Costruire un letto.
Costruire una casa.
Costruire me stesso attraverso i segni che lascio.
Costruirmi un futuro, attraverso attimi di presente.
Scrive Annah Arendt: “ Il fatto che l’uomo sia capace d’azione significa che da lui ci si può attendere l’inatteso, che è in grado di compiere ciò che è infinitamente improbabile, alla stregua di un miracolo”.
Come possiamo costruircelo, o anche immaginarcelo un futuro
se non sappiamo realizzare niente con le nostre mani, però?
Per il loro secondo spettacolo, David Batignani e Simone Faloppa scelgono di effettuare una indagine nelle piazze dell’artigianato italiano, rivolgendosi al terzo settore- l’artigianato giovanile, le piccole botteghe specializzate, le start up imprenditoriali- provando a mettere in pratica le regole di comunicazione visiva ideate da Bruno Munari:
1. far conoscere bene lo strumento che si usa, in modo che l’uso sia appropriato e che ogni possibilità strumentale sia nota.
2. far capire la tecnica più giusta per l’utilizzo di quello strumento.
3. lasciare che ognuno scelga e decida cosa fare con ciò che ha imparato.
4. analizzare e discutere insieme i risultati dei lavori (per dargli un senso che sia comprensibile ad altri)
5. provocare e coordinare il lavoro di gruppo per uno scopo spettacolare.
6. Distruggere tutto, e rifare (per aggiornarsi continuamente, e non mitizzare il lavoro)
Utilizzeremo perciò la costruzione come RIMEDIO, come antidoto al vuoto parlare.
Provando così a portare a termine le cose, diversamente dal troppo immobilismo del nostro paese.